L’undici luglio alle 19.00, nell’ora suggestiva del tramonto ai Faraglioni, nell’antico porticciolo romano di Tragara sbarcherà Emanuele Filiberto per raggiungere lo stabilimento balneare "Luigi ai Faraglioni", proprio come fece suo nonno Umberto nel 1930, quando era Principe Ereditario.
Il principe Umberto, dopo aver raggiunto l’isola dove era atteso dalla contessa Vismara, era sceso dalla corvetta militare a piedi nudi e con i sandali in mano ignorando che proprio a pel d’acqua proliferavano gli insidiosi ricci di mare. Proprio su uno di questi il principe ebbe a posare un piede ritrovandosi con il calcagno trafitto dagli aculei.
Ad assistere alla scena c’era un pescatore che si chiamava Luigi che, intuita la difficoltà di Umberto, si avvicinò per dare una mano al Principe, si accosciò, prese in mano il piede e in pochi minuti lo liberò dalle spine. I modi semplici di fare di Luigi e la prontezza nel prestare aiuto sorpresero il Principe che iniziò a parlare con il pescatore chiedendogli come mai l’avesse riconosciuto. Il pescatore rispose con una nuova domanda: “Altezza come potrebbe il figlio non riconoscere il padre?”.
Il Principe chiese all’uomo come mai si trovasse in quel posto sperduto dell’isola. Luigi Albanese, uomo semplice con il viso segnato dalla vita di mare e coperto da enormi baffi, condusse Umberto in un piccolo antro roccioso e gli mostrò cosa facesse davvero. Infatti su una rudimentale brace posta su due sassi, Luigi friggeva il pesce per poterlo poi vendere ai bagnanti che arrivavano nello specchio d’acqua a prendere il sole.
Un bagno ristorante ante litteram per il quale, spiegò il pescatore, aveva sempre chiesto il permesso alla regia questura che glielo aveva sempre negato.
Umberto, ascoltò la storia, poi risalì il lungo e tortuoso sentiero che portava a Villa Vismara e prima di andarsene salutò Luigi con una stretta di mano dicendogli che si sarebbero rivisti presto.
Luigi e la moglie Angelina Cerrotta continuarono la loro attività ed il Principe Umberto diventò uno dei frequentatori di quella spiaggia rocciosa, che ancora oggi tramanda quel mix di tradizione, storia e accoglienza genuina.
Quell’atto di riguardo fatto dal pescatore nei confronti del Principe regnante venne ricambiato dopo due anni, e in una delle sue venute a Capri fu proprio Umberto di Savoia a consegnare la licenza dello status di ristoratore accompagnato dallo stemma di fornitore della Real Casa.
Ancora oggi questo riconoscimento è custodito gelosamente dai pronipoti che gestiscono “Luigi ai Faraglioni” che negli anni è passato di mano in mano, continuando la tradizione di famiglia. La figlia Assunta Albanese sposò Mario Iacono, un vero gentiluomo venuto da Ischia, e fecero diventare lo stabilimento in un apprezzato ristorante sul mare.
Dopo la concessione infatti, le palafitte azzurre alla base dei mitici scogli hanno accolto sulle loro tavole in legno intellettuali del calibro di Malaparte, registi come Liliana Cavani, scrittori come Goffredo Parise, le star del cinema degli anni Quaranta e Cinquanta e man mano “da Luigi”, senza mai perdere la sua primordiale natura, è diventato oggi il beach club preferito di tanti frequentatori dell’isola che sfuggono alla mondanità e alle mode imposte dai tempi.
Nel tempo, dopo il padre Mario è stato il figlio Luigi, che portava il nome del nonno, ad impegnarsi a tramandare i valori dell’ospitalità insieme alla moglie Angela.
L’11 luglio, fra gli ombrelloni azzurri e le tipiche pagliarelle, la storia si ripeterà.
Gli eredi dei protagonisti di un tempo, si incontreranno al calar del sole ed il Principe Emanuele Filiberto consegnerà, nel nome del nonno, un nuovo stemma della Real Casa Savoia ad Angela Albanese ed ai figli Ilaria, Chiara e Mario che rappresentano la quarta generazione della famiglia. Uno stemma che affiancherà quello più antico di Fornitori della Real Casa.
La breve cerimonia sarà seguita da cocktail sul mare nello stabilimento che porta il nome del bisnonno Luigi.
Questo riconoscimento rappresenta una certificazione destinata alle imprese del Made in Italy ed è espressione dei valori di eccellenza che sanno esprimere. I valori sono stati definiti in un apposito disciplinare tradotti, quindi, in caratteristiche tecniche verificabili.
Il Disciplinare Eccellenza di Emanuele Filiberto di Savoia indica una serie di requisiti da soddisfare per poter ottenere l’italianità e fra questi i servizi e l’accoglienza come eccellenza. Altra condizione è quella della storicità dell'attività che deve operare almeno dal 1970.